mercoledì 12 settembre 2012

Drug

Che sono una malata di cibo. Drogata.
Che sottovaluto il problema.
Che dico sempre:  solo questa volta e domani smetto. Da anni.
Che se qualcuno è dipendente da qualsiasi sostanza, il cibo ipercalorico, troppo dolce, troppo salato non è tanto differente da una bella dose iniettata in vena. Diverse, certo, differenti, ma la base è unica, che sia caffè, nicotina, eroina: evasione, alienazione.
Che bisogna trovare un altro riempimento, uno più salutare.
Che l'energia per autodistruggermi è sempre inarrestabile. Incanalarla nella via giusta è più difficile. Crea casino.
Che è più facile sopravvivere, che vivere.
Perchè per vivere bisogna sempre morire un pò. Bisogna ruzzolare, perdere sangue dalle sbucciature, ma rialzarsi e andare a ricucirsi.
E ritentare. Cazzo, in piedi e riprova! Finché non sputi sangue e vomiti qualche organo.
Che sono bravissima a parole, ma con i fatti sono incoerente, interrompo, m'inceppo, macchina con il folle perenne.
Che non ho più scuse.
Che è oggi, l'ascesa.
Stasera, salgo il primo gradino. Pianto il seme e m'annaffio. Con calma, ma prepotente, radicale.
Spezzare abitudini malsane, ansimare sotto sforzo, perchè si vuole ritornare a proteggersi dentro una bolla marcia che ormai è cresciuta come un fottuto alieno attorno al nostro cervello.
Niente limitazioni.
Chi sono io per arrogarmi il pensiero di voler prevedere il futuro?
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